Dedicato a Franco Ballerini (tratto dal sito di Alex Zanardi)

Ciao a tutti voi,

volevo scrivervi qualcosa dopo la maratona di due domeniche fa a Treviso e non è stata tanto la delusione di aver perso una gara ormai vinta a scoraggiarmi, ma piuttosto la mia atavica incapacità ad organizzarmi per trovarne il tempo unita al fatto che, per me, il tempo è sempre e comunque troppo poco.

Ma facciamo un passo indietro: Treviso appunto.
Mi ero preparato molto bene durante l'inverno, soprattutto dopo aver modificato la mia posizione di spinta sulla handbike copiando, se volete, il gesto degli atleti più forti della categoria.

Le prime uscite mi avevano tolto quasi ogni dubbio sul fatto che con la EVRO, avevo sprecato un sacco di tempo e fatica, ma cosa volete, sono un testone e in fondo mi sono divertito a sporcarmi le mani costruendola.
D'altra parte, avere torto su tutto quanto avevo investito idealmente nella mia vecchia creazione, era anche una speranza. In fondo, la mia preparazione dello scorso anno era stata approssimativa e tuttavia ero riuscito a mettere il sale sulla coda ai forti atleti del giro internazionale in più di un'occasione.
Pensare che soltanto cambiando il mio modo di spingere le leve mi avrebbe permesso di fare un grosso salto prestazionale era per Vittorio Podestà una certezza, ma per il sottoscritto un fatto troppo bello per essere vero.

Invece, sembrava essere proprio così e la maratona di Treviso sarebbe stata perfetta per stabilirlo definitivamente.

Questo per due ragioni: primo perché tecnicamente, il tracciato veloce e scorrevole è il meno adatto alle mie caratteristiche di "sprinter" o "scalatore" e una buona prestazione lì, avrebbe avuto quindi un significato ancora più forte; secondo perché tra i tanti avversari che avrei sfidato, la presenza di Paolo Cecchetto, che in questo genere di gare è in Italia uno dei più forti, sarebbe stata un paragone unico.

Va onestamente detto che la mia categoria è la "C", e a livello internazionale devo vedermela con atleti che sullo sprint vanno ancora più forte di un potentissimo atleta della "B" come Paolo ed è una questione tecnica, non di merito, ma io in passato ad uno come Cecchetto ero abituato a leggere la targa in partenza perché al mio arrivo lui era già sotto la doccia.
Pensare di potergli tenere testa in una gara più adatta alle sue caratteristiche che alle mie era un pensiero intrigante che con ansia volevo verificare.

Così è andata. Dalla partenza ad ogni rilancio fuori dalle poche curve del tracciato Trevigiano sono sempre stato in grado, non solo di controllare gli avversari, ma di dettare io i tempi e i modi amministrando le mie energie.
Io ho innescato la fuga con cui assieme a Cecchetto abbiamo staccato il gruppo e arrivati a Treviso solo una svista clamorosa mi ha fatto perdere una gara già vinta; all'ultima curva, dopo aver seguito le moto dell'organizzazione per 42 km, ho pensato bene di farlo anche mentre loro uscivano dal percorso per non tagliare il traguardo e quando mi sono reso conto dell'errore era ormai tardi. Tentando di fare l'ultima curva impostata in ritardo, ho "abbracciato" la barriera regalando a Paolo Cecchetto la vittoria.
Sul momento ero davvero deluso, poi ragionandoci sopra e prendendo atto dell'enorme salto di qualità di cui ho avuto la conferma con la mia prestazione, durante la settimana ho capito di avere mille ragioni per essere davvero soddisfatto.

L'occasione per una rivincita è arrivata rapidissima. Ieri infatti ho corso la bellissima Maratona di Roma che, per le sue caratteristiche, sembrava perfetta per il sottoscritto.

Così è stato. Dopo una buona partenza già al secondo km in un tratto in salita ho allungato sugli avversari e continuando a spingere il mio vantaggio è cresciuto costantemente. Questo, anche a dispetto di correre solo, cosa non facile, sia per una ragione psicologica che tecnica, perché farsi aiutare a tratti dalla scia di un avversario è un'occasione di recupero insostituibile.
La gioia più grande è stata di constatare che anche negli ultimi due km ho guadagnato sul forte "duo" Cratassa-Achenza che si giocavano il secondo posto in volata.
Il tempo finale è stato ottimo, 1h 15' e 53'', nuovo record della Maratona.

Volevo fare questo piccolo regalo al mio amico Franco Ballerini dedicandogli la vittoria e aver centrato anche il record è un valore aggiunto che sarei falso a descrivere come una sorpresa non cercata.
Volevo farlo, per tante ragioni. Una su tutte, per il fatto che sullo sconnesso "sanpietrino" tipico delle strade di Roma, ho vissuto un po' le asperità della Parigi-Roubaix che Franco ha dominato regalando al nostro Paese la gioia di un ennesimo Inno di Mameli suonato per i nostri colori.
E' stato bello riuscire, è stato bello fare questo piccolo regalo al mio amico che non c'è più.
Ed ora, come mi direbbe Franco, sotto con il resto perché Londra aspetta..

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